martedì 27 dicembre 2016

il nostro amico Egidio Senatore




https://youtu.be/fSFuLmTF6fI

Rieti Templare di Andrea Aromatico

Rieti Templare
Siamo nella cripta ipogea, ed ecco che si svela la meraviglia. Il colonnato è come deve essere, con una colonna diversa l'una dall'altra, a simboleggiare l'unum in multa diversa moda del reale. Il cosmo. Il lucus (bosco sacro). Poi, arrivano i simboli quelli veri, e le rivelazioni...
1) Affresco meraviglioso, duplice: di qua c'è la Madonna col Cristo, non la natività, la MADONNA E CRISTO. Di qua, ecco CRISTO ADULTO CON LA MADDALENA. La continuità della STIRPE REALE.
Mai o quasi mai visto nulla di simile, così chiaramente rappresentato.
2) A terra, dinnanzi all'affresco, una pietra che non è solo tombale. Ecco comparire un simbolo che più chiaro non si può. Lo so, lo conosceremo poi come JOLLY ROGER, la bandiera pirata per antonomasia. E' infatti proprio lì' che continuerà in segreto, dopo il grande rogo, la tradizione combattente: sulle navi da corsa in cerca di vita ed avventura in tutti i mari del mondo, in attesa...
Nemmeno dico poi, del CAPUT MORTUM, simbolo iniziatico che rinvia addirittura all'ALCHIMIA operativa in quanto tale.
3) Cercavo il cavaliere o un san Giorgio: siamo oltre le aspettative, con un san Giorgio che trionfa sul Drago vestito da Templare, con tanto di scudo crociato!!!
4) Sopra l'altare, a riprodurre ancora il cosmo e l'universo, ecco il FIRMAMENTO al cui centro è SOLE FISSO.
Meraviglia...
MERAVIGLIA E INCANTO!!!
E 1000 sensi e significati dal passato, che soli possono salvare un epoca vuota, e quindi senza speranza...

L'unicorno di Giordano Bruno Galli di Tiziano Busca

Tutti pensiamo che la luce sia qualcosa di esterno perché siamo "Uomini della Terra" e la cerchiamo laddove vediamo la sorgente che appare ai nostri occhi, al nostro sguardo.
Se fossimo "Uomini dell'Universo" avremmo la consapevolezza che la luce ci viene donata dentro di noi come la vita. E come la vita ci appartiene. Spetta solo a noi stessi liberarla nel nostro viaggio terreno e renderla, come una fonte, disponibile a tutti coloro che con noi condividono un tratto di strada, una emozione,un incontro.
Cosa resta all'Uomo dell'Uomo?
Solo la luce dello sguardo, il calore della emozione, l'energia dell'abbraccio, il fuoco della parola!
L'Uomo dell'Universo non scrive, esalta con la parola la sua luce ed il sogno del suo viaggio nella Pietra.
E solo la, dove l'Unicorno racchiude la purezza dello spirito sacro, nella Avalon della nostra ricerca ritroveremo l'essenza del profumo degli iniziati.
La dove i Saggi ed i Maestri che ci hanno preceduto ci attendono.
I Maestri, per non farci dimenticare la Via, lasciano testimonianze materiali che ogni giorno debbono farci riflettere.
Questa statua che raffigura l'Unicorno è stato il regalo che ho ricevuto da Giordano Bruno Galli nel suo ultimo Natale terreno.
Un monito, un insegnamento, un incoraggiamento, un augurio.
Per non perdersi, come Uomini della Terra, nella materia.
Buon Natale GBG!!!!!

Gli auguri di Buon Natale di Tiziano Busca



Un augurio speciale di buon natale a tutti con una rara immagine di un sole invictus del 1656 che ha illuminato la cena di una nobile regina Cristina di Svezia ancora perfettente conservato.
Un simbolo di luce contro le barbarie e le illiberalita' di un mondo che non riesce a cogliere il senso del viaggio terreno come passaggio ad elevati valori di trasformazione della nostra natura materiale .
Un sogno che si perpetua nel mondo delle tenebre è quello di giungere alla luce e nella luce dell'anima abbiamo sgrezzato la nostra pietra per tornare alla nostra origine di energia pura e di profumo superiore. Questa unicità per i curiosi e cultori è a Fano!
BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO!

Buon Solstizio di Massimo Agostini

BUON. SOLSTIZIO affinché il sole possa nuovamente risplendere in un nuovo ciclo di vita.
BUON NATALE
SOLE, ENKI, SARGON, HORUS, GESÙ...

Una ricorrenza astronomica che appartiene a tanti culti religiosi di ogni tempo!!!
La Nascita di un divino fanciullo, figlio degli Dèi (concepito in un sacro accoppiamento rituale: Hieros Gamos) e immagine del Sole (Horus).
Nel mito e nelle religioni, tanti sono i figli divini dai nomi diversi, ma tutti nati da antiche Sacerdotesse e DEE dell'AMORE!

Letture del Clan : Vincenzo Odoardi


L’ispirazione di questo libro è la fonte, una fonte capace di dissetare il desiderio di conoscenza dei lettori.
La fonte è uno dei tanti simboli lasciati dalla sapienza di uomini iniziati ai più arcani saperi, affinché possa dissetare la sete dei cercatori di verità.
Il libro di Vincenzo Odoardi, ispirandosi ad una antica e misteriosa fonte, nella terra di Abruzzo, diviene esso stesso fonte di un percorso storico iniziatico, conducendo il lettore in un piacevole viaggio nei misteri di un’antica spiritualità

La "Fonte" vuole riferirsi alla fontana, come la chiamavano gli abitanti del posto, ma anche all'origine dei rituali di iniziazione ad essa collegati, ai Templari e alle loro radici. "Nascosta" poiché nota solo a chi doveva esserlo. La Fonte di Pescosansonesco, apparentemente un luogo qualunque, cela un segreto, come la fontana delle 99 cannelle di L'Aquila, un ruolo straordinario che emerge dal contesto in cui si trova e dai numerosi simboli esoterici in essa contenuti. Essa non è che il punto di partenza per un viaggio nell'esoterismo.

lunedì 26 dicembre 2016

Paolo Donnina debutta sul nostro blog


Da secoli si ripete sempre la stessa storia e il più delle volte non se ne comprende il vero significato poiché il simbolismo universale è andato perso.
Giuseppe e Maria sono 2 simboli della vita interiore: il padre Giuseppe è l'intelletto, lo spirito dell'uomo, il principio maschile; la madre Maria è il cuore, l'anima, il principio femminile.
Quando il cuore e l'anima sono purificati lo SpiritoSanto ( l'Anima Universale) sotto forma di fuoco ( amore divino) viene a fecondare l'anima ed il cuore dell'essere umano e nasce il figlio.
La stalla e la mangiatoia rappresentano le povertà dell'anima e le difficoltà che l'uomo incontra per raggiungere le spiritualità.
Invece la stella è l'uomo stesso. Un pentagramma vivente che deve esistere in duplice forma ( ciò che è in alto è come in basso e ciò che è in basso è come ciò che è in alto).
Quando l'uomo ha sviluppato in pienezza le 5 virtù ( amore, saggezza, verità, giustizia, bontà)
Un altro pentagramma ( la stella luminosa) lo rappresenta sui piani sottili.
Quella stella che brillava sopra la stalla rappresenta la luce cristica che ogni essere può brillare dentro di sé. Buon Natale amici del Clan Sinclair Italia.

giovedì 15 dicembre 2016

Geopolitca conversazioni con Giancarlo Elia Valori



Il Presidente del Clan Sinclair Italia, Tiziano Busca, è lieto di inoltrare l'invito del Preg. Castruccio Castacane degli Antelminelli per il prossimo Giovedì 29 Dicembre Presso l'Accademia degli Scomposti di Fano dove si terrà una conversazione, sui temi della Geopolitica, con il Prof. Giancarlo Elia Valori; personalità poliedrica, docente ed economista di respiro internazionale.

Seguirà Cena presso il Circolo cittadino di Fano ( esclusivamente su prenotazione) e brindisi di fine anno!

Letture del Clan selezionate da Douglas Swannie: I catari. Eresia, crociata, inquisizione dall'XI al XIV secolo di Michel Roquebert

Una delle fasi più difficili della storia europea durata tre secoli, tra persecuzioni, operazioni di polizia e massacri in nome della fede, per la quale il Giovanni Paolo II ha chiesto perdono a nome della Chiesa Cattolica durante l'ultimo Giubileo. Questo saggio rappresenta il vertice della ricerca storico contemporanea. In esso si racconta la nascita e la natura dell'eresia Catara, nata in Francia nell'XI secolo; la Crociata lanciata nel 1244 da papa Innocenzo III per abbatterla; l'Inquisizione fondata a Tolosa nel 1233 per sradicare definitivamente i cristiani dissidenti, anche per mezzo del massacro di Verona del 1278. Trattati, rituali, interrogatori e sentenze dell'inquisizione dai documenti originali catari e da documenti quasi sconosciuti. Michel Roquebert, Gran Premio di Storia de l'Académie française, laureato presso l'Académie des Jeux Florax e di Languedoc, è molto conosciuto in campo storico.Ha pubblicato per Perrin una monumentale storia del catarismo, dal 1970 al 1999: Les Catharism, de la chute de Montségure aux cerniere bmcher.

martedì 13 dicembre 2016

Letture del Clan selezionate da Douglas Swannie: Studi Manichei e Catari di Déodat Roché

In questi Studi manichei e catari – che, per la prima volta tradotti, vengono presentati al lettore italiano – Déodat Roché riunì in una serie di saggi, scritti in uno stile austero e asciutto, il risultato di ricerche e di riflessioni durate decenni.
Questa sua opera offre allo studioso una vasta messe di conoscenze che possono rivelarsi feconde non solo sul piano storico e filosofico, ma anche su quello della ricerca spirituale, orientandolo verso esperienze interiori decisive, capaci di risolvere gli enigmi tragici nei quali è immerso l’uomo attuale, il quale potrà superare ogni difficile prova con il coraggio interiore e con la forza folgorante di un risorto Pensiero Vivente. (fdp)

In particolare, in relazione a “Studi manichei e catari” di Déodat Roché, ci sembra doveroso segnalare l’indirizzo della Société du Souvenir et des Études Cathares,
Château de Ferrières - F - 81260 - Ferrières,
che continua sui suoi “Cahiérs des études cathares” l’opera del fondatore Déodat Roché.

Letture del Clan selezionate da Douglas Swannie: I catari. Il dualismo eretico in Linguadoca nell'età medievale. Origini, dottrina

Nel vasto contesto delle eresie dualistiche ed evangeliche che fiorirono nell'Età medioevale dell'Europa cristiana, il catarismo occupa un posto a sé tra i movimenti e le sette religiose in aperto contrasto con la teologia, i rituali e le gerarchie della chiesa cattolica, a cui negavano ogni monopolio esclusivo del sacro. In accordo con una tendenza largamente diffusa dalla storiografia più recente, Malcom Barber individua il percorso storico che ha segnato il passaggio da un dualismo assoluto e radicale a forme più mitigate e stemperate, le probabili origini manichee e bogomile dell'eresia, fondata sull'opposizione di due principi coeterni e assoluti.

Letture del Clan : Andar per la Roma dei Templari

Un tempo, chi entrava nell’Urbe dalla via Tiburtina si trovava dinanzi un’antica porta di pietra che aveva scolpite due teste di toro. Quella esterna, rivolta verso la campagna, era un lugubre teschio; l’altra, prospiciente la città, raffigurava invece un animale vivo. Le due teste simboleggiavano i viandanti che giungevano nella Città Eterna: affamati e stanchi nell’entrarvi, rifocillati e vigorosi nel lasciarla.

Ma qual era l’aspetto di Roma all’epoca dei Templari, e quali luoghi della città furono teatro di eventi cruciali per la storia del leggendario Ordine? Lo si scopre nel nuovo libro di Barbale Frale, ‘Andare per la Roma dei Templari’ (il Mulino, pp. 156, euro 12), attraverso una serie di tappe significative. Come guida, il lettore ha alcune figure illustri: Hugues de Payns e Jacques de Molay, il primo Maestro e l’ultimo, e fra loro san Bernardo di Clairvaux, il grande mistico del XII secolo che fu la colonna ideologica e spirituale del Tempio.

“E’ un viaggio di bellezza e sapienza nella Roma del Medioevo, luogo evocativo che mostra il cadavere dell’Urbe antica e un pensiero di ricerca”, spiega Barbara Frale, Ufficiale presso l’Archivio Segreto Vaticano, da più di vent’anni tra i migliori studiosi dei Templari.

“Arrivare a Roma era come vedere Atlantide – rimarca la storica del Medioevo - ma anche un viaggio nella storia dei Templari che devono dialogare con i Papi e convincerli a fare dei frati guerrieri un Ordine religioso. Santa Croce in Gerusalemme resta la testimonianza più importante di questi percorsi, ma c’è anche il portico di San Giovanni in Laterano e Santa Maria all’Aventino, che conserva ancora oggi l’atmosfera originaria. Una struttura su un colle boscoso, come un monastero, metà fortezza e metà palazzo aristocratico. Fino al Vaticano, dove abita il Volto della Veronica e i suoi segreti, ma ci sono anche gli appartamenti papali dove i Templari ‘cubiculari’ erano tra i più stretti collaboratori del Pontefice. Come mostra un celebre affresco di Giotto, ad Assisi, che racconta il sogno di Innocenzo III. In quel dipinto, il templare e l’ospitaliere sono due cavalieri mentre dormono a terra, accanto al letto del Papa”.

Si racconta che il perimetro di Roma somigliasse a un leone. Quattordici porte si aprivano nel XII secolo lungo il circuito delle sue strade che sono sempre state incroci di destini. Quanti provenivano da Sud, come il primo Maestro dei Templari, Hugo de Payns, entravano dalla porta Asinaria, in perfetto stato di conservazione dopo 700 anni. A fare da scenario, una muratura resistente anche all’urto delle macchine d’assedio. Oltre la soglia, il viandante conosceva storie e litanie, tra il tufo scuro e la pietra sbozzata.

Il primo Maestro dei ‘Pauperes Commilitones’ paragona il suo Ordine ai piedi, la parte più umile fra tutte perché poggia direttamente in terra, ma proprio per questo sostiene il peso del corpo intero. I Templari videro quella terra sconnessa, “solcata dai carri dei mercanti e dai cortei degli imperatori”, che rigurgitava spezzoni di colonne, esili eppure immani, epigrafi e relitti di mondi trascorsi che continuavano a raccontare umanità e vissuti.

I guerrieri consacrati conobbero il palazzo del Laterano, dove dimorava l’erede dei Cesari, e le strade della gente comune. Entrarono nelle stanze del Segreto Consiglio ma anche tra i mercati, cogliendo la voce della folla, perché – nota la studiosa - “il contatto con il popolo era una questione vitale per la mentalità del Medioevo. Avveniva continuamente, e la gente entrava nella corte pontificia” attraverso il grande portico che si apriva sulla facciata del palazzo. Lì i primi Templari portarono la ‘bozza’ dell’Ordine del Tempio, composto da uomini vincolati da voti religiosi eppure legittimati a versare sangue: “Un vero e proprio ‘mostro’, qualcosa che in tutta la millenaria storia cristiana non si era mai visto”, rimarca Frale.

I Templari pregavano, combattevano, lavoravano. L’anima della Militia Salomonica Templi era curata da Bernardo di Clairvaux, Chiaravalle era l’altra Gerusalemme. E l’obiettivo dei frati guerrieri era riavvicinare chierici e laici. Godevano del privilegio ‘Omne datum optimum’, una sorta di immunità che oltre e benefici fiscali li portava ad essere una realtà soggetta a rispondere delle loro azioni esclusivamente al Papa.

Ma a Roma i Templari avevano soprattutto una casa che continua a custodire segreti nella pietra: Santa Maria all’Aventino. Nobile dimora, poi fortezza e convento dei cluniacensi – i monaci che coltivavano in allegro miscuglio ortaggi, fiori e frutta - fu proprio in quel luogo che il mistico Bernardo donò la sua tunica ai fratelli della Milizia Templare. Quelle mura sono il manifesto di una proposta di vita ‘altra’, Fatta di ferro di spade e forza di preghiere, con l’etica templare che insegnava a seguire una sana moderazione in ogni cosa.

Eppure quegli uomini devoti potevano celebrare a Gerusalemme gli ‘officia ad tenebras’, poiché avevano il permesso eccezionale di recarsi a Gerusalemme sulla tomba del Cristo nel cuore della notte per speciali cerimonie di adorazione. Chi voleva diventare Templare, doveva dimostrarsi capace di obbedire.

Le pietre dei Templari hanno come radice la grande rotonda dell’Anastasis, la parte interna della basilica che copre la tomba di Gesù, ma hanno anche il volto della magione di San Bevignate a Perugia, nell’essenzialità di un tetto coperto a volte costolonate come in tanti altri luoghi di preghiera templare, dove a dominare è quello che gli storici chiamano il ‘sermo rusticus’, un linguaggio anche artistico semplice e forte. Una tavolozza – scriverà Scarpellini - ristretta a poche ocre e terre, al bianco a calce, al nero vite, all’azzurrite, per cogliere l’immediatezza del segno.

L’Ordine ha fortune immense, ma i frati sono personalmente poverissimi, tanto che la normativa consente loro di tenere solo quattro denari. Eppure quella casa all’Aventino, innalzata in laterizio chiaro, fra il rosa e l’arancio, ospitò i Templari sempre in viaggio nel Mediterraneo con il loro mantello bianco e la croce rossa. Una norma precisa dei loro statuti proibiva infatti di pernottare in luoghi che non fossero le case del loro Ordine.

Gerusalemme, Roma, Parigi, tre case capitane del Tempio ed esse stesse emblema di tre fasi differenti della sua storia, finita con il tradimento di una sola notte. Tra coloro che frequentarono la basilica petrina tra il 1295 e il 1296 c’era anche un uomo che non era dato vedere spesso in Occidente: Jacques de Molay, da non molto eletto Gran Maestro dei Templari. Accompagnò nel suo viaggio di ritorno a Roma il Papa a cui fu legato fino alla morte, Bonifacio VIII.

Frate Molay abitò a lungo nella casa all’Aventino. Lì, dicono le cronache, il Gran Maestro indossava un semplice saio bianco, ma a Roma vide anche la ‘Veronica nostra’, la misteriosa effigie della Passione del Nazareno. Tanti i rimandi a cui invita il libro della Frale, fino a Filippo il Bello, il Re di Francia che fece scattare il piano d’attacco contro i Templari. De Molay gli rispose con espressioni di aperto disprezzo quando il sovrano francese offrì segretamente al Gran Maestro la possibilità di mettersi in salvo con la fuga, poiché non erano gli uomini del Tempio ma i capitali dell’Ordine al centro della macchinazione regia. “Epilogo di uno scontro annoso – chiude Barbara Frale- nel quale entravano rancori privati del re verso l’Ordine, ancora tutti da indagare”.


Gerardo Picardo
(Adnkronos)

Letture del Clan : La leggenda nera dei Templari di Barbara Frale

Una benedizione recitata su una spada, perché guerra e santità non sono incompatibili. Ai Templari era affidata una doppia missione: combattere e pregare, coniugare la mitezza del monaco e il coraggio del guerriero. Nel Tempio il legname di cedro non si conta, duecento melograne sono disposte in fila. Ma il Tempio non è mai stato solo un'opera muraria: è un luogo dell'anima. E un Destino.

Nel primo libro dei Re è scritto che durante i lavori nel Tempio non si udì rumore di martelli o altri arnesi di ferro. Tra cielo e terra, quelle mura furono alzate con sapienza e per un posto nella storia.

Per Bernardo, i Templari sono gli eredi dei Maccabei, i figli del nuovo Israele. Tante le tradizioni apocrife che si rincorrono nella storia leggendaria della Militia Salomonica Templi. Il testo noto come Testamento di Salomone parla dell'esercito di demoni che Salomone teneva ai suoi ordini grazie a un anello portentoso che viene dal cielo, consegnatogli dall'arcangelo Michele. Il Re tiene a guinzaglio i diavoli, uno dopo l'altro, a cominciare da Ornias fino a Asmodeo. L'anello era stato forgiato nell'elettro, un metallo raro che Platone nel Crizia dice essere stato usato per la costruzione delle mura di Atlantide. La pietra recava il pentalpha, la stella a cinque punte.

Di queste storie narra Barbara Frale, storica del Medioevo ed esperta di documenti antichi, Ufficiale presso l’Archivio Segreto Vaticano, nel suo nuovo libro: La leggenda nera dei Templari (Laterza, pp. 231, euro 18). In queste pagine che si leggono d'un fiato si ritrova anche Abraxas, il misterioso essere un po' umano e un po' animale, con la testa di gallo, il corpo di guerriero e due serpenti al posto delle gambe. Suggestioni e storia, dal catalano Arnaldo da Villanova al il Vecchio della Montagna e la setta degli assassini, la vendetta templare e il misterioso Baphomet, parola nata dalla fusione di due antichi termini greci, che nel loro insieme componevano l'espressione 'battesimo dello Spirito'. Misticismo e magia danzano sempre sullo stesso crinale. Anche con la contaminazione di queste storie i Templari avevano guadagnato nella cultura popolare la fisionomia di "un gruppo sospetto che puzzava vagamente d'inferno", come ha scritto Partner. 

"Nell'etica dei Templari - scrive Frale - è forte la radice biblica. Nel ciclo di affreschi che decora la Chiesa di San Bevignate, a Perugia, oltre ai Templari in armi che cavalcano contro gli infedeli, sono ritratti anche dei frati in abito conventuale, un semplice saio candido, che scacciano un leone nerissimo e ruggente".

Il Tempio di Salomone era un enorme contenitore di miti, anche per i frati guerrieri ai quali non era permesso trascorre la notte fuori dallo spazio delle loro commende. "Sembra piuttosto improbabile - annota la storica che tanto ha scritto sui Templari - che trovassero nel sottosuolo della loro casa le dodici anfore d'argento nelle quali - stando alla leggenda - il costruttore del Tempio aveva nascosto i demoni; ma trovarono indubbiamente le storie mitiche legate al santuario e al suo artefice". Conoscevano bene la Bibbia. Non usavano un loro alfabeto segreto ma si servivano di formile paraliturgiche ritenute utili per la cura delle malattie, anche dei cavalli. Ma "non possiamo parlare in alcun modo di leggenda nera per il medioevo", in fondo a quel tempo l'intera cristianità si concedeva senza troppi scrupoli l'uso di amuleti protettivi e tramandava formule per salvare i raccolti o curare gli animali. Ha scritto Massimo Oldoni: "Diventa leggenda ciò che è necessario far credere".

Il 13 ottobre 1307 i Cavalieri del Tempio furono arrestati in massa. Il movente economico fu la prima ragione dell'operato di Filippo il Bello. La loro forza era l'ascendente che l'Ordine aveva sulla gente. Bersagliati da una spietata campagna denigratoria che  la monarchia francese aveva pianificato, la stima che li circondava venne erosa dallo scandalo e dal disgusto.

L'Inquisizione si mise al lavoro con giri di corda e processi farsa; Guillaume de Nogaret, membro di spicco fra i giuristi al servizio del re di Francia, aveva fatto entrare nell'ordine del Tempio dodici spie allo scopo di raccogliere informazioni su fatti e comportamenti dei monaci guerrieri che potessero servire a una manovra di attacco. I processi si rincorsero con la stessa litania di condanne, tranne poche eccezioni come accadde per i Templari interrogati da Rinaldo da Concorezzo, arcivescovo di Ravenna e uomo giusto, che li mandò assolti non trovando in loro alcuna colpa.

Clemente V, il papa che non volle passare per illegittimo, scelse di sacrificare l'ordine per tutelare l'unità della Chiesa, ponendo fine al processo con una "decisione senza precedenti: sancì espressamente che l'Ordine del Tempio non poteva essere condannato per eresia perché il processo non aveva portato alla luce le prove necessarie. Dunque lo proclamò sospeso con una modalità particolare, vistosamente ambigua, che in pratica poneva il Tempio al di fuori della realtà concreta, senza però decretarne la condanna".

L'Ordine di cui era il Gran Maestro frate Jacques de Molay, finiva con un semplice - e infame - atto amministrativo. Senza una sentenza giudiziaria. Il Gran maestro morì sul rogo, il 18 marzo 1314, su un isolotto della Senna. "Nessuna leggenda avrebbe potuto sorgere su basi migliori di quelle ceneri, di quelle ossa" che - racconta Giovanni Villani - furono raccolte come reliquie e portate in luoghi sacri. Quel processo ai Templari è stato studiato bene da Michele Raffi, in Apologia dei Cavalieri Templari” (Mursia) e resta una pagina inquietante.E pensare che "i frati del Tempio erano uomini d'arme in gran parte analfabeti e incapaci d'intendere il latino, tanto che durante il processo i capi d'accusa dovettero essere letti loro in volgare". 

I documenti del processo - spiega Barbara Frale riannodando i fili misteriosi di secoli di storia - vennero raccolti e classificati, quindi chiusi in un cofano che le fonti ci dicono di colore verde, rinforzato con ferro, a una sola serratura, segnato con la lettera Y. Sparisce per quasi 300 anni, probabilmente tornò in Vaticano molto tempo dopo il rientro dei Papi a Roma. Eppure "il grande cofano verde chiuso dai funzionari di Clemente V e non più aperto per molto tempo in qualche modo è la chiave per capire come nacque la leggenda nera dei Templari".

Il Re di Francia avrebbe voluto togliere di mezzo anche gli Ospitalieri, ma non gli riuscì. "Gli uomini rari, eroichi e divini passano per questo camino de la difficoltà...", scriveva Giordano Bruno.

Il templarismo dipende dal Tempio, dal labirinto di segni divini e storie maledette cresciute per millenni attorno al santuario: "Se i confratelli di Hugues de Payns fossero stati alloggiati altrove - annota la storica - non è affatto sicuro  che si sarebbe sviluppata intorno loro una leggenda cosi sentita e di lungo termine". I Templari hanno abitato tra quelle pietre che costeggiano l'abisso del senso e spingono all'oltre del pensiero. "E meritavano di essere leggenda".

Salvatore Balasco

Letture del Clan : Respice Arcanum

L’Alchimista prostrato a terra avvertiva sulla fronte il freddo del pavimento di pietra. Segnò una linea di potenza sul pavimento, Arnaldo da Villanova. Lo chiamavano il Catalano, ed era un medico saggio. "Le lacrime sono da Kronos - borbottava il vecchio recitando la formula degli antichi testi - da Zeus viene la generazione, da Ermes il Logos". Nel tempo del silenzio, risuonano parole magiche: io sono Aleph, Mem e Tav. Dall’anima di queste lettere prende corpo Ameth, la Verità. Nella vena delle tempie rimbomba un precetto: ‘Respice arcanum’. Contempla il segreto, ma tienilo per te soltanto. E’ scritto anche in un medaglione tondo lavorato a sbalzo, ageminato d’argento e metalli ignoti, che una misteriosa fanciulla, Maddalena, deve consegnare a Filippo IV il Bello.

Siamo a Roma, anno 1301. Arnaldo da Villanova, celebre medico e alchimista, ha una visione tremenda: presto scoppierà una guerra tra papa Bonifacio VIII e il Re di Francia dalla quale verranno gravi disgrazie per la Chiesa. Covando rancore verso il re che voleva condannarlo come stregone, Arnaldo concepisce una temibile vendetta: compone un Rebis, potentissima figura alchemica che dovrà infliggere al crudele sovrano cocenti dolori, e frenare così la sua aggressione contro la Chiesa. Dopo aver nascosto l’Arcano dentro un prezioso monile, l’alchimista lo consegna a Maddalena Caetani, giovane nipote del Papa, fidanzata a un nobile francese: sarà lei, l’inconsapevole strumento attraverso il quale il sortilegio giungerà a Parigi, dove compirà la vendetta sul re. Ma le forze dell’Invisibile sono difficili da governare, e persino un grande sapiente come Arnaldo da Villanova deve fare i conti con l’imprevedibile: Crescenzio Caetani, fratello della ragazza, scopre nel medico papale un’intenzione recondita e disonesta, perciò gli impedisce di completare la sua opera. Il destino è segnato.

L’Arcano sembra prendere vita propria, e trascina lungo le sue rotte imperscrutabili la vita di quanti sono ad esso legati. Ce lo racconta Barbara Frale, in ‘Respice Arcanum, libro primo - Il Papa’ (edizioni Penne & Papiri, pp. 310, euro 13,50).  L’autrice, storica dell’Archivio Segreto Vaticano, esperta di Medioevo e dei Templari, ci dona un altro viaggio in compagnia di persone leggendarie o misteriose, che sono sempre e comunque cifra di umanità, e rimando ad altre ricerche. Questo è infatti il primo libro di una saga che narra, in forma di romanzo, la vera storia dello scontro tra Papa Bonifacio VIII e il re di Francia, Filippo il Bello. Una  storia che Barbara Frale, oltre vent’anni della vostra vita a studiare gli enigmi di antiche pergamene secolari, scrive sulla base di documenti originali tratti da fonti medioevali. 

"La saga è storica - spiega Barbara Frale - perché non ho inventato nulla: mi sono limitata a riportare i fatti, aggiungendo la descrizione dei sentimenti, dei livori e degli scontri che quei fatti devono aver accompagnato. Vediamo un Bonifacio VIII inedito, dietro le quinte e al netto delle invettive avvelenate che gli lanciarono Dante Alighieri e Jacopone da Todi. Scenderemo in dettaglio dentro la vita dell'uomo medievale, il suo modo di pensare, di vivere, di amare e odiare. E vedremo il processo ai Templari dai documenti originali, seguiti punto per punto in tutti i loro scottanti retroscena che talvolta non entrano nei testi universitari. I grandi uomini della storia, persino i migliori statisti, agiscono spesso mossi dalle passioni, più che per un calcolo politico; e questo perché comunque restano uomini, con i loro istinti, desideri e meschinità".

Benché il Catalano fosse per i colleghi parigini un avversario molto temibile, difficilmente i grandi professori sarebbero riusciti, con le sole loro forze, a ottenere una persecuzione contro di lui: "Il punto cruciale della vicenda di cui fu vittima è Filippo IV detto il Bello - spiega ancora Frale - un uomo apparentemente invisibile e assente quanto un fantasma, che in realtà pilotava ogni singolo aspetto della vita del suo regno restando sempre dietro un paravento fatto di etichetta di corte, e schermato da una folla di ministri. Ma perché Filippo il Bello avrebbe dovuto prendersi la briga di perseguitare un maestro universitario, fra l'altro medico di eccezionale bravura? Non poteva al contrario servirsi dei suoi prodigiosi uffici? La risposta a tale domanda è molto difficile da formulare; sappiamo infatti che dopo il grave incidente che lo portò via da Parigi, Arnaldo scrisse a Filippo il Bello. La lettera trattava diversi argomenti, fra i quali anche la questione del processo ai Templari". 

Arnaldo da Villanova possedeva anche il segreto dell’aguardiente, il limpido umore che s’incendia al minimo contatto con il fuoco. Conosceva le erbe adamantes, i cui segreti sono noti solo ai medici e alle streghe, e il potere del Notarikon, l’abile combinazione delle lettere in modi distinti che ottiene risultati attivi e diversi secondo la loro posizione.  Il pensiero slargato, oltre il trono di plettro e oricalco dei Caetani. I vecchi, dice il giovane apprendista che si darà alla fuga, si portano dietro un carico pesante: le passioni che hanno vissuto. Le loro parola pescano da un otre più profondo.

Anche Maddalena, la giovane nipote del Papa, ha un segreto. Sulla sua fronte, un giorno, un medico giudeo aveva tracciato strani segni e sussurrato misteriose parole che le si erano impresse a fuoco nell’anima. Il fratello, Crescenzio, sa che "bisogna abbassare la mira per trovare la verità". L’oro è l’Arcano massimo ma è lunga e difficile la via che porta all’etere sottile dello Zelèm, la quintessenza di tutto, sostanza su cui si incide la forza di chi medita. Tra gli insegnamenti della sapienza antica c’è ‘Binah’, la comprensione, un segno tracciato dolcemente sopra la parte del cuore. E ancora ‘Tiferet’, la Bellezza che salva, e ‘Nezah’, la pazienza della vita. Occorre trovarle nella storia, tra il sudore degli uomini che lottano e la tintura del mallo di noce da cui nasce l’inchiostro bruno che cattura pensieri su carta i stracci. Il leone verde, che è il Rame di Hermes, deve farsi strada sull’acqua maleodorante, che è la madre di tutti i metalli.

Il vecchio cardinale conosce i misteri della Curia, ma anche come salassare di informazioni l’interlocutore per reggere barche spinte da molti venti. Sulla terraferma, vale un precetto: se vuoi scaldarti, sta vicino al sole, a chi comanda. Questo ripetono le bocche del popolo. L’unica prova sull’esistenza del Maligno è la grande voglia degli uomini di vederlo all’opera. Qualcuno cerca la teriaca di Andromaco, il leggendario farmaco capace di guarire ogni cosa, altri impastatori di intrugli mirano alle stoffe del quotidiano. Maddalena dice al vecchio Papa: "la teriaca non esiste. Questo farmaco va cercato nell’anima. Ridere, donare gioia al prossimo. Sapere d’avere accanto qualcuno che si preoccupa per noi. Questo giova al malato più di qualunque medicina". 

Quattro santi ogni generazione il Cielo concede, non uno di più. Per il Cardinal Duraguerra c’è in arrivo una lumaca da paesi lontani, che porta la morte. Per strappare le ombre, dirà Crescenzio a padre Floriano, "bisogna seguire il criterio fondamentale, ovvero la semplicità. Cui prodest?". La libertà deve farsi spazio con la giustizia, un sorriso può smagare l’agrore della polemica da una bocca aggranchita di livore. Il vero segreto è comportarsi da giusti. Forse serve solo questo per  fronteggiare l’Al-massir, il destino ineluttabile, come lo chiamavano saggiamente i saraceni.

Il vecchio Catalano risale sul suo piccolo asino bigio. "Che Dio ti doni saggezza, figlia mia", mormorò il vecchio alchimista guardando il cielo buio sopra la sua testa, "questo è il Grande Disegno nella ricerca del quale molti uomini sono morti. E per il quale tu discernerai ogni cosa, separatamente".

Salvatore Balasco

Letture del Clan : L'esoterismo

Questo testo racchiude una notevole e rara quantità di informazioni e offre una guida sicura e documentata nella selva oscura di una materia da tempo "profanata".

"L'esoterismo è l'aspetto interiore, profondo e pertanto difficile da cogliere delle Tradizioni, che nei millenni si sono avvicendate sulla Terra."
Esoterico era detto l'insegnamento che in alcune scuole greche tramandava oralmente la sapienza. Questo elemento della Grecia classica, dalla quale abbiamo ereditato l'etimologia del termine, si coglie in altre forme tradizionali, religiose o meno, più recenti o più antiche: esistono così un esoterismo cristiano, un esoterismo islamico, dottrine esoteriche orientali, esoterismi che nelle condizioni attuali non hanno un supporto "exoterico" definito.
Oggi esoterismo è un vocabolo "imbarazzante", ma quello che ancora indica è una via: via verso la libertà, filo d'oro che conduce alla ragione segreta delle cose e dei nostri atti, ascensione verticale o discesa nella profondità del proprio essere.

 Luc Benoist (1893-1980), autore di numerosi libri sull'arte e il suo simbolismo, fu conservatore dei Musei di Francia. Nel 1928 scoprì l'opera di René Guénon e questa rivelazione lo portò a un profondo mutamento intellettuale. Divenne collaboratore della rivista parigina Etudes Traditionnelles, ispirata e rinnovata da Guénon, e i suoi lavori successivi furono segnati da questo incontro.

Auguri di buone feste dal Clan Sinclair Italia


LA FAMIGLIA di Francesco Mazzinghi



Tutto l’Universo ruota intorno alla famiglia, quella croce sacra che ci porta ad amare nonostante tutte le avversità della vita.
Quelle avversità che mettono a dura prova i rapporti al suo interno, la sua coesione e l’armonia di due o più cuori che si amano.
Sin dall’antichità la famiglia è stata simbolo di affiatamento talvolta seguito da bisogni di gruppo, di autodifesa ma più che altro di organizzazione sociale.
L’uomo caccia, la donna pensa alla caverna, quella che poi diverrà la casa,  ai campi, ma soprattutto ai figli, i quali rappresentano il continuo evolutivo della propria vita sociale e religiosa.
Credo che fino alla nascita della Chiesa la famiglia rimane il simbolo umano e armonioso di ogni popolo, quell’unione sacra e piena di amore che li avvicina alla vita, quella vita che gli era stata donata dalla natura universale rappresentata dalla luna e dal sole.
Un pianeta donna e una stella uomo, due esempi strani, opposti che non si vedono quasi mai, ma quando si uniscono donano vita.
La luna, l’oscurità delle tenebre, quell’inconscio dell’anima che teniamo rigorosamente nascosto; e il sole, la luce immensa energia che illumina il giorno e  che ci porta sicurezza e voglia di vivere.
Ma gli antichi secondo me avevano compreso che la vera forza della Luna e del Sole era quella di unirsi in un amoreggiare sublime e candido, al mattino dove il buio e la luce si uniscono (dopo ore di corteggiamento) per la nascita di un nuovo giorno.
Così i popoli da generazioni onoravano queste figure con dei, idoli, fate, folletti, druidi, stregoni, sciamani, ognuno a modo suo cercando di portare avanti la tradizione di questa unione sacra.
Poi è arrivata la Chiesa che in un colpo si è impadronita di questo concetto di famiglia, adattandolo ai suoi precetti,  al sol scopo di esser solo lei la guida universale della vita.
Ha detronizzato Giuseppe dalla figura di vero padre facendolo però diventare Santo e grande, per aver saputo sopportare questo peso, ma allo stesso tempo l’ha depositato in un angolo cercando di rammentarlo il meno possibile.
Immediatamente ha distrutto la figura della Maddalena riducendola prostituta a peccatrice risanata nell’anima da Gesù.
Giuseppe e la Maddalena rappresentano separatamente il Sole e la Luna, quei due aspetti Sacri che non devono esser visti, ansi amati ma non rappresentanti della famiglia.
Innalzando giustamente Maria e Gesù, ugualmente rappresentanti di Luna e Sole, ma Madre e figlio e quindi lontani dalla famiglia e quella passione amorosa che fluisce con energia tra due corpi per sfociare all’amore assoluto e Divino.
Infatti Giuseppe discendente di Davide, fu recluso a mestiere di falegname; un mestiere non urlato ma sospirato con cautela, per non far pensare all’importanza di quel lavoro.
Un mestiere molto importante, onorevole e dedito alla antica arte della costruzione sia materiale che mentale.
Dedicata ad una elevazione massima per quei tempi in cui le stelle facevano da guida per le costruzioni terrestri.
Mentre Giuseppe diventava patrigno per ben due volte (sposo per la seconda volta, e nascita di Gesù grazie allo Spirito Santo) la Maddalena veniva cancellata e spogliata della sua sacralità essenziale per l’equilibrio della religione famigliare (sacerdotessa).
Per fortuna la Maddalena ha dimostrato, e lo dimostra tutt’ora con i fatti che era ed è la persona dopo Maria più vicina a Gesù e alla famiglia, di cui si è fatta protettrice scappando e sacrificando la propria vita per l’amore Eterno.
La Maddalena che ha difeso la famiglia fino alla fine, che ha pianto per il suo amato crocefisso, che si è disperata per la sua scomparsa al sepolcro per poi innalzarsi alla gioia appena riconosciuto, una donna che nonostante le avversità della vita ha sempre difeso il vero valore della famiglia.
Quella famiglia che l’ha ripagata morendo per lei, subendo soprusi e torture.
Quella famiglia che in un primo momento (formando i templari) è corsa a cercare verità nascoste, quella famiglia che era ed è ancora nascosta per elevare un giorno il vero significato di famiglia (almeno lo spero).
Concludo dicendo che Giuseppe e la Maddalena per me rappresentano i due incastri per rinforzare quei valori di cui la famiglia ha bisogno oggi.
Non conta se sei amato conta se tu ami, conta il saper vivere con rispetto e sincerità verso i propri cari e il prossimo, senza nascondere sotterfugi che inducono al distruggere tutto ciò.


I sempre graditi auguri di natale di Donna Sherrat la figlia di Ian Sinclair


Barbara Betti relatrice in un convengo estemamente interessante


Mauro Cascio presenta a Latina il suo Umberto Eco


Il referente lombardo del Clan Douglas Swannie si cimenta con un tema impegnativo


Il nostro Socio Fabrizio grossi ci invita a questo strepitoso evento


Massimo Agostini un successo annunciato all'Accademia degli Scomposti

Apertura della conferenza sui misteri dell'Accademia degli Scomposti e Domenico Federici.

Un viaggio nel mondo iniziatico di alchimisti, filosofi, astronomi del '600 partecipi degli eventi del misterioso Ordine della Rosa Croce!

Ringrazio Valentina Radi, Michele Tagliabracci, ma soprattutto il numeroso e attento pubblico! — presso Biblioteca Comunale Federiciana


Tiziano Busca con Giancarlo Elia Valori su Radio Radicale. Con Tiziana Della Rocca, Mauro Cascio, Michele Polini

Per chi se lo fosse perso dal vivo, da Radio Radicale ecco la registrazione integrale del convegno «Economia e solidarietà» con Giancarlo Elia Valori, Tiziana Della Rocca (Il Foglio, Il Fatto Quotidiano), il sottoscritto, Michele Polini e Tiziano Busca:

http://www.radioradicale.it/scheda/493018/economia-e-solidarieta-la-sfida-possibile-perche-nessuno-rimanga-indietro

Giancarlo Elia Valori con Tiziano Busca. «Un mondo più giusto è possibile»

Si è svolto a Roma il convegno «Economia e solidarietà» organizzato dalla Fondazione MAPI del presidente Michele Polini. Un tentativo per chiedersi: è possibile, oggi che le 'grandi narrazioni' sono tramontate e l'economia, il culto del denaro, ha invaso le nostre vite, proteggere spazi, salvare valori, salvaguardare gli ultimi? «L'idea di solidarietà si sviluppa e si precisa tra il XVIII e il XIX secolo, quando, nell'ambito dell'ottimismo e del razionalismo illuminista, tutto incentrato sull'uomo e sulle sue potenzialità, si precisa un'etica della 'compassione' e dell'eguaglianza intesa come solidarietà naturale tra simili che hanno eguali diritti, basati sulla loro stessa natura», ha detto Giancarlo Elia Valori, Honorable de l'Académie des Sciences de l'Institut de France e attuale presidente della Huawei. «In Rousseau la solidarietà appartiene alla dimensione spontanea, naturale e sentimentale dell'uomo, quella primaria, che riconosce immediatamente il sé nell'altro, e nell'aiuto reciproco si migliora e perfeziona. Una tematica che va dal Romanticismo al primo socialismo. Ma la solidarietà diviene concetto pienamente politico con il testo, appunto, Solidarietà, dell'avvocato radicale ed ex primo ministro francese Lèon Bourgeois».
Tiziana Della Rocca, giornalista de Il Foglio e de Il Fatto Quotidiano, ha approfondito una figura che è rimasta vittima del capitale, quella dell'ebreo errante e soprattutto 'usuraio', ripercorrendo le fonti medioevali, le bolle di scomunica, e i testi letterari, a partire dal più noto di tutti: «Il mercante di Venezia» di Shakespeare. Polini, ancora sul lato della solidarietà, ha illustrato il ruolo e la funzione della fondazione da lui presieduta, con un'idea concreta di intervento: quella della monetizzazione degli attivi patrimoniali impliciti e, più in generale, l'utilizzo di flussi finanziari esistenti per la riduzione del debito pubblico.
L'incontro, introdotto e coordinato dal filosofo Mauro Cascio, è stato concluso da Tiziano Busca, Sommo Sacerdote del Rito di York. «Abbiamo questi beni che hanno generato un interesse nuovo e il bisogno, è nata questa cosa che conosciamo come 'Mercato'. Elemento di scambio e di scontro, perché l'uomo per questi beni fa perdere la libertà a un altro, crea le condizioni per una guerra, non rispetta le qualità della nostra natura. I sentimenti subordinano alle logiche di potere. La solidarietà non può essere un valore senza che abbia al centro la dignità della persona».
Gli atti del convegno saranno pubblicati mentre tra qualche giorno sarà disponibile la registrazione integrale della mattinata.


venerdì 9 dicembre 2016

Meeting a Roma

A Roma si parla di Templarismo, di Sinclair di miti e storia all'insegna di quel sogno di conoscenza che eleva ed accomuna animi affini.

La Stampa parla di noi


Intervista di Tiziano Busca a TelePordenone


Video dell'intervento di Tiziano Busca a Spilimbergo

Daniele Caselle ci invia il link a cui poter scaricare il video integrale dell'intervento di Tiziano Busca, grazie Daniele!

https://mab.to/73U5cdzF2

Misteri iniziatici: successo a Spilimbergo. Tiziano Busca: «Siamo ancora capaci di farci le domande di un tempo?»


Grande successo a Spilimbergo per la doppia presentazione (a cura del Clan Sinclair) dei due libri di Tiziano Busca e Massimo Agostini, entrambi pubblicati da Tipheret. «Il Rito di York: storia e metastoria» sta acquistando sempre maggior credito negli studi di settore, quelli massonici anche per essere di fatto il primo testo completo e autorevole sull'argomento.
«C'è chi decide di percorrere la via della materia, chi quella dello spirito», ha detto il Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dell'Arco Reale. «Un tempo c'erano i sacerdoti che riuscivano a trovare nella natura segni analogici con il mondo superiore. Ma l'uomo del 2016 è ancora capace di farsi gli stessi interrogativi di quel tempo?». San Francesco ha rappresentato un modo di essere, come possiamo vedere nella lettera d'amore a Santa Chiara che Tiziano Busca ha letto. «Non occorrono né preti, né chiese, né monaci. Solo l'Altissimo e noi. Ed ecco a cosa serve la Massoneria in generale e il Rito di York in particolare. Tutti noi abbiamo bisogno di una vibrazione comune, ognuno con la sua pietra, la sua conoscenza, il suo sapere».
Busca ha poi chiarito il perché del nome della sua carica nello York. «Il Sommo Sacerdote era l'unico autorizzato a entrare nel Sancta Sanctorum del Tempio di Re Salomone. I fedeli stavano nel portico, i sacerdoti nel Tempio ma solo uno, nel giorno di Yom Kippur, poteva entrare nel luogo più sacro a rendere presente il Nome, quello che viene rivelato nel grado dell'Arco Reale. Vedete bene il significato simbolico di tutto questo. Perché questo è il mondo iniziatico: cogliere il senso del nostro viaggio, dire perché siamo qui. Tutti uguali davanti alla morte e tutti impegnati nella stessa ricerca. Pensiamo a Totò e alla poesia del suo messaggio».
Il Sommo Sacerdote ha fatto anche un riferimento alla situazione politica. C'è troppa Europa dell'economia e delle burocrazia e poca umanità. «Noi siamo sempre dalla parte dell'uomo del dubbio, dell'uomo semplice. Questo vogliamo raccogliere e comunicare...»


Nel nome della dea. Una nuova presentazione del libro di Massimo Agostini


«Nel nome della dea». A Spilimbergo una nuova presentazione del libro di Massimo Agostini, pubblicato da Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno. Uno dei testi più venduti della nota casa editrice catanese, grandi profondità di contenuti, originalità di impostazione e tanta voglia di dire e di raccontare, in giro nelle tante occasioni degli ultimi mesi.

«Il sacro sopravvive nel mito e nel mito possiamo trovare significati che abbiamo creduto perduti. Gli archetipi, come struttura del mito, li troviamo persino nella natura, che è brutale manifestazione ma anche bellezza. Il mito un tempo guidava l’umano divenire verso una spiritualità: era cioè l’elemento che consentiva di condurre percorsi verso la magia della natura».
Il viaggio di Agostini parte così da Ermete, dal mito di Iside e la risurrezione di Osiride, Horus, e ancora: Platone,  Atlantide…

Clicca qui per ascoltare la registrazione dell'intervento: https://www.spreaker.com/user/8232856/agostini-spilimbergo-nov-16

Sole e luna, qui ed ora. di Fabio Cognetta

Sole e luna sono semplici archetipi della polarità o un più complesso strumento iniziatico?

La polarità è la condizione di complementarità tra due elementi opposti e alternativi che rappresentano i punti più estremi di una medesima realtà (tao); una realtà che dunque può essere concepita solo attraverso la presa di coscienza dell'interdipendenza tra i due poli: infatti non ci sarebbe possibile comprendere la luce senza il buio, il pieno senza il vuoto, il bene senza il male.

L'alternanza tra bianco e nero presente sui nostri pavimenti sintetizza così esaustivamente questo concetto, da farmi pensare che l'Architetto che progettò il Tempio, quando scelse di portare la simbologia del sole e della luna tra le colonne, non volesse semplicemente ribadire il concetto della polarità, già ben espresso dal pavimento a scacchi, ma ambisse a sintetizzare qualcosa di più ampio.

Del resto sole e luna non sono poi così alternativi l'uno all'altro; alzando gli occhi infatti è facile trovarli contemporaneamente presenti nel cielo: tutti i giorni.. ad eccezione di quelli in cui la luna è piena e sorge nel momento stesso in cui il sole tramonta.

Di conseguenza, la simultanea presenza nel cielo dei due luminari potrebbe sembrare poco coerente con la peculiare alternanza intrinseca nel concetto di polarità.

Inoltre, la luna riflette la luce del sole ma non si può certo dire il contrario; come possiamo quindi conciliare la simbologia dei due astri con l'interdipendenza, che è principio fondamentale della polarità?

Alla luce di queste considerazioni avanzo una tesi che, priva di qualsiasi ambizione accademica, si pone l'obiettivo semplice di scatenare qualche riflessione in più sul significato simbolico che hanno il sole e la luna nel Tempio.. un significato che credo si spinga oltre al concetto di polarità ed oltre all'accezione maschile o femminile che di tempo in tempo è stata conferita dalle civiltà osservatrici.

Fin dal principio l'uomo fece un uso strumentale dei due luminari; per esempio attraverso lo studio e l'osservazione delle fasi del nostro satellite, egli imparò a misurare il tempo con estrema precisione; basti pensare ai calendari lunari che erano particolarmente funzionali per la programmazione delle attività agricole, dalle quali dipendevano le disgrazie e le fortune dei popoli.

Del resto la luna, con le sue molteplici fasi, ben esplicita il ciclo del tempo che scorre ed in analogia con l'esperienza umana: nasce, cresce, decresce e muore.

D'altra parte il sole ha permesso all'uomo di orientarsi e di muoversi nello spazio con più facilità; i punti cardinali sono il risultato dell'apparente movimento del sole in rapporto alla terra; inoltre attraverso la proiezione dell'ombra si rese possibile misurare distanza e altezza di un corpo (Talete) e quindi concepire lo spazio nella sua tridimensionalità.

Per questo avanzo l'ipotesi che il sole e la luna nel Tempio siano da concepire come gli
strumenti (celesti) necessari all'uomo per la misurazione dello "spazio" e del "tempo".

Ma perché portare spazio e tempo nelle nostre officine? E perché mai volerli misurare?

Già, pare strano. Tuttavia se ci rifletto bene lo spazio e il tempo sono ciò che più caratterizza l'esperienza dello spirito nella sua forma materiale e dunque misurarli significherebbe per l'uomo concepirsi.

Io sono qui ora.

Se penso a quel Verbo che era nel Principio, perfetto e non udibile, lo immagino vagare come un'onda impossibilitata ad infrangersi, per assenza di spazio, forme ed ostacoli sui quali riflettersi e rimbombare. Un'onda perenne e senza tempo, incapace di contrarsi, avvolgersi, arretrare e rilanciarsi.

Una vibrazione tanto sola da farsi vita, attraverso il tempo e lo spazio, così da potersi concepire ed affermare:

sono qui ora.

Sole e Luna nel Tempio vogliono forse spronare l'uomo a concepirsi e ad individuarsi per ciò che è, qui ed ora, in questa forma e in questo tempo, al contrario di quanto invece ci vorrebbero far credere le teologie dell'aldilà, che deconcentrandoci dalla nostra esistenza ci hanno convinti che  la vita non sarebbe altro che la sala d'attesa di un'esperienza post-mortem.

Teorie non coerenti con lo spirito dell'uomo libero che come tale non è in attesa di giudizio!

L'uomo libero non dà per ricevere una ricompensa, neppure se questa fosse divina.

Ma soprattutto l'uomo libero non ha la pretesa di allungare la propria vita dopo la morte, piuttosto ha l'ambizione di dilatare il tempo in vita, vivendo ogni singolo momento: cercando l'illuminazione.. qui ed ora.

L'illuminazione infatti non sarebbe altro che la dilatazione di attimi nei quali è possibile concepire, seppur per un momento, cose invisibili ai sensi fino a quel momento, impossibili da comprendere anche in decenni di studio.. cose complesse, come la Vita appunto, come l'Uomo.

Qualcuno sostiene che la parola Paradiso tragga la sua origine dall'antico iranico e significherebbe "recinto" (l'Eden?!) e più precisamente deriverebbe dal concetto di "murare intorno".

Recintare è l'atto di definire un determinato spazio in un determinato momento, qui ed ora appunto; mentre "murare intorno" è ciò che noi facciamo costruendo il Tempio.

Potremmo dunque ipotizzare che il tanto chiacchierato Paradiso sia nel Tempio e quindi nel nostro corpo e nella nostra esperienza di vita terrena, qui ed ora?

e se così fosse.. cosa staremmo aspettando per viverlo?

Beh, torno a terra poiché per rispondere a queste domande bisognerebbe prima riuscire a concepirsi.

Chissà allora che Sole e Luna possano aiutarci.

Qui ed ora. 🌝🌙

Simbologia esoterica della Luna, del Delta e del Sole. Corrispondenze cabalistiche di Domenico Fragata

Ogni tempio massonico è adornato dai simboli della Luna, del Delta e del Sole. Queste simbologie, che potrebbero apparire di facile decifrazione, assumono una profondità del tutto diversa se messe in relazione ad altri simboli presenti nel ritualità e nel tempio. In questo breve approfondimento cercherò di indagare le corrispondenze vigenti fra la Parola Sacra di Apprendista e le simbologie sopra elencate.

La Luna presente nel tempio è un crescente di 5 giorni, per questo motivo è aperta sulla sinistra ב corrisponde alla seconda lettera dell’alfabeto ebraico Bet ב. Bet è una lettera di grande importanza nell’orizzonte simbolico cabalistico in quanto mediante la sua energia inizia la Torà. Bet significa al contempo Casa, Santuario, Sinagoga e casa dello studio. Secondo il Sepher Ha Temunah la sua forma indica i due sentieri della sapienza: quello superiore e quello inferiore. Beit come immagine simbolica rappresenta la bocca dell’uomo, la sua casa e la Luna. Questa lettera è aperta graficamente sulla sinistra, esattamente come il simbolo della Luna, per dare al male la possibilità di esistere; dunque con la Bet nasce la possibilità del libero arbitrio. La Luna, così come la lettera Bet, si associano al numero Due nel quale si manifesta la scelta, il dubbio ma anche la libertà. Bet è l’iniziale di Boaz, nome della colonna e parola sacra degli apprendisti. Boaz significa Forza; virtù incarnata simbolicamente dal Primo Sorvegliante che siede a sinistra della colonna B e di fronte alla Luna. Di particolare interesse lo studio comparato fra il secondo arcano dei tarocchi, “La Papessa”, e quanto detto sinteticamente sopra.
Il Delta Luminoso è composto da un triangolo equilatero con la punta rivolta verso l’alto e da un ע occhio. Il triangolo simboleggia l’elemento Fuoco mentre che l’occhio rappresenta la visione onniveggente del G.A.D.U.
La sedicesima lettera dell’alfabeto ebraico è Ayn ע, che significa occhio, alla quale vi sono connesse diverse interpretazioni. Tendenzialmente si identificano i due punti della lettera come due occhi che svolgono un’attività equilibrante: l’occhio destro (Il Sole) guarda il cielo, ovvero alla trascendenza, mentre il sinistro (La Luna) guarda alla terra e alla parola di Dio. La Ayn definisce una reciprocità fra dio e la sua creatura, tra la saggezza (fuoco) e l’umiltà (acqua). L’occhio contenuto nel delta è in realtà il terzo occhio, simboleggiato dalla lettera ebraica Yud che contraddistingue la colonna Jakin ed è la prima lettera del TETRAGRAMMATON. È interessante notare come il nome francese del sedicesimo arcano dei Tarocchi, che corrisponde alla lettera Ayn, si chiama “La Maison Dieu” ovvero la Casa Di Dio. Il Delta luminoso è posto sopra lo scanno del Maestro Venerabile che, a livello simbolico, rappresenta la saggezza del Divino che fornisce ordine, ritmo ed armonia alla Loggia.
Il Sole illumina la colonna del secondo sorvegliante, il suo apogeo, il mezzogiorno, segna l’inizio  dei lavori in grado di apprendista. Il sole corrisponde alla lettera settima lettera dell’alfabeto ebraico chiamata Zain che può rappresentare un pugnale, una spada o uno scettro. Secondo la Cabala dalla Zain deriva la costellazione dei Gemelli e la forza della sfera del Sole, i suoi percorsi e le sue vie. Il Sole, così come la Zain, indica la capacità di valutare e di scegliere mediante l’intelletto. Zain è la spada mediante la quale separiamo il bene dal male, è lo strumento del discernimento intellettuale. Il settimo arcano dei Tarocchi, il Carro, ricorda il carro solare di Apollo. Nell’arcano “Il Sole” sono presenti una coppia di fanciulli che rappresentano sia l’unità degli opposti che lacostellazione dei Gemelli nella quale il Sole vive il suo massimo splendore. A livello Cabalistico il Sole si associa anche alla Sephirot Tipheret cuore e centro dell’albero della Vita. Tipheret significa Bellezza; virtù incarnata dal secondo sorvegliante che di fronte a sé ha il simbolo del Sole.

Dal mio punto di vista l’investigazione cabalistica dei simboli presenti nel tempio può fornire numerosi spunti di riflessione utili per ampliare la nostra coscienza e visione della Massoneria.

giovedì 10 novembre 2016

L' ultima fatica di Douglas Swannie


Considerato uno dei libri più influenti e controversi della Massoneria americana della fine del XIX secolo, Massoneria mistica o i Simboli della Massoneria e i Grandi Misteri dell’Antichità introduce alla Dottrina Segreta, alla Parola del Maestro, secondo l’autore, ben conosciuta e preservata nell’Antica Fede Primitiva e nei Misteri dell'Antichità, e oggigiorno incarnata nelle tradizioni e nei simboli della Massoneria. Spesso ci si rende conto che la Massoneria contiene ed implica molto di più di ciò che appare nei suoi rituali e nelle cerimonie di Loggia: la vera Dottrina Segreta, per Buck, può solo essere ottenuta con lo studio e la dedizione, e non certo attraverso il conferimento dei gradi rituali della loggia. È il comprendere nell'anima umana del proprio sé superiore, ma anche di ciò che sta al di là del sé, dal quale l’uomo trae la sua vita, e le sue intuizioni.

disponibile in tutti gli store online

Il Presidente Tiziano Busca a Roma in un incontro da non perdere


Sabato 19 alle 10.00 i romani non prendessero impegni. Parleremo di «Economia e solidarietà». Vi aspetto

il Vice Presidente Massimo Agostini in una conferenza dal titolo: Il Federici e l'Accademia degli Scomposti, tra mito e storia

Presso la sala dei Globi della Biblioteca Federiciana di Fano due storiche realtà culturali della città s’incontrano per far conoscere, i profondi legami fra la complessa figura di Domenico Federici e l’antica istituzione accademica, tra mito e storia.

Nell'occasione saranno mostrati ed illustrati documenti e volumi, come i verbali dell’Accademia, il Segreto Federiciano, parte del ricco patrimonio documentale della Biblioteca e di archivi privati. Si parlerà dell'architettura federiciana. Interverranno il dott. Massimo Agostini, il dott. Michele Tagliabracci e l'architetto Valentina Radi.
Appuntamento alle 18,30 sabato 26 novembre alle 18,30. Seguirà cena a Palazzo Bracci (via Garibaldi 17), per prenotazioni telefonare a 0721824792.


Accademia degli Scomposti - Circolo Città di Fano