giovedì 25 febbraio 2016

CASTEL NEGRINO frazione del comune di AICURZIO provincia di Monza Brianza Un Racconto di Fausto Casiraghi meglio conosciuto come Fratel Hildebran



Nel solito peregrinare della mia vita, ho ritrovato nella memoria il complesso di Castel Negrino e la vicina ed imponente villa,  denominata “la Commenda”.

Attratto da sempre nella ricerca dei luoghi di certa edificazione TEMPLARE, legato alla mia passione dei toponimi che richiamano la presenza storica dei Pauperes Militi Christie, ora porto alla conoscenza di voi tutti questi interessantissimi edifici.


Si parte dall’edificio denominato Castel Negrino, grossa struttura di cascina, con annessi vari edifici ed una piccola chiesa dedicata a Santa Maria della neve.
Questa chiesa era prima dedicata a San Carlo ed ancora prima a San Giacomo. Da questa ultima dedica è facile certezza  ritrovare la presenza Templare, dove il richiamo a San Jago de Compostela ci ricorda il principale compito dell’ordine, quello di portare aiuto, cura e protezione ai pellegrini che attraversavano l’Europa  medioevale per raggiungere i santuari ed i luoghi  più importanti della fede Cristiana.



La struttura di questa piccola chiesa è stata trasformata nel tempo, da quando l’ordine degli Ospitalieri ricevette le proprietà del congelato ordine Templare. Ma si coglie nel portico esterno, atto alla prima protezione dei pellegrini, al suo orientamento deciso ad Est, ed alla posizione nelle strutture che la contornano, la marcata presenta architettonica Templare.

La chiesa rifatta poi nel settecento snatura la purezza del primo edificio. Rimane il fascino d’immaginare la sua funzione centripeta rispetto a tutti gli edifici che la contornano.

Questi edifici hanno la classica forma a pianta quadrata, costruiti su due piani, dell’Hospitium Templaris, luogo ove venivano ricoverati e curati i pellegrini.

E’ una classica Mansione, protetta e fortificata, autonoma e, presumo, capace di produrre ortaggi dai coltivi di cui si circondava. Circondario che dal punto di vista naturalistico è ben poco cambiato. Questa zona della Brianza è fortemente antropocizzata e con un continuo susseguirsi di nuovi edifici. Ebbene qui si è come isolati dal mondo odierno! La vallata dove è ubicato Castel Negrino,  è ancora un vero polmone di verde, dove piante e semplici coltivi, fanno ricordare a noi tutti le nostre origini, dove la strada che affianca gli edifici è ora una piccola strada comunale, ma in epoca antica  era uno dei percorsi più frequentati dai pellegrini che dal nord passavano dal Passo dello Spluga, per proseguire sulle direttive di Chiavenna, Colico, Lecco e poi Aicurzio, spingendosi nella pianura Lombarda.



Di questi edifici vi è documento nelle carte medioevali d’epoca, dove ad Adelardo, l’ordine Templare, attribuisce “Commenda” delle proprietà poste a nord-est della chiesa di Santa Maria del Tempio, priorato dei Cavalieri Templari in Milano, site nel territorio extra urbano milanese.


Ad ulteriore protezione della carrabile e della mansione, viene costruito un castello con torre, sul vicino rilievo. Mansione e castello formano tutt’oggi un munito insediamento, decisamente inpressionante se fatto risalire alla fine del XI° inizio del XII° secolo, a conferma dell’importanza data dai Poveri Cavalieri di Cristo a questa zona, ricca di altri luoghi di origine Templare.


Non è difficile immaginarsi quanto era frequentato questo luogo, che ha avuto la fortuna di rimanere pressochè inalterato nel tempo, dando a noi tutti la possibilità di constatare quanto ancora rimane da scoprire e studiare  della presenza dei Cavalieri Templari nel tessuto topografico ed architettonico che ancora ci circonda.


Tutti gli edifici sono oggi proprietà privata. Castel Negrino si puo’ visitare su richiesta, la villa Commenda non è accessibile, ma questo poco importa. Ambedue le strutture sono state rimaneggiate da tempo con successivi cambi di proprietà snaturandone i locali interni. Rimangono le strutture esterne, la pianta ed il posizionamento di queste per farci capire quanto l’Ordine Templare fosse potente, ma che sempre  rispettando il mandato avuto dalla fondazione di questo, la cura, il risanamento e la protezione dei Pellegrini, era il compito principale da seguire, esprimendo con cio’ anche l’umiltà, la carità, il FARE ed il DARE, con quella armonia e generosità di cuore che deve essere nostro stesso, odierno, OBBLIGO.





Lo studio, la conoscenza, la ricerca, sia interiore che esteriore, sono i motivi che ci fanno sentire veramente Fratelli del S.K.T.!!  Il mantello bianco, di cui noi adorniamo le nostre spalle, è un mantello sempre presente in noi, è nel nostro cuore!! Ricordiamoci di portarlo in  ogni momento della  vita di tutti i giorni, nel rispetto del Creato, nel rispetto di noi stessi, nell’aiuto che possiamo dare ai nostri fratelli e a coloro , anche non facenti parte del nostro ordine, che ne fanno richiesta.


Fr.  Fausto  noto anche come Hildebrand. 


Nella foto un ricordo della Visita alla Magione di Castel Negrino organizzata per il Clan Sinclair Italia da Douglas Swannie, Responsabile della sezione Lombarda e Fausto Casiraghi meglio noto come Fr. Hildebran autore di questo articolo.



mercoledì 24 febbraio 2016

ABBAZIA SANTO SPIRITO CALTANISETTA Una ricerca di Claudia Iuppa



Introduzione di Valentina Marelli:


questo è uno studio della nostra socia Claudia Iuppa sull’Abbazia di Santo Spirito e le sue connessioni con l’Ordine del Tempio. Organizzammo, in occasione di una visita in Sicilia del Presidente del Clan Sinclair Italia Tiziano Busca, una visita con Claudia che ci ha fatto da guida in questa splendida chiesa, ricca di simboli e di storia.


Qui ritratta in una foto insieme al Presidente Tiziano Busca sul sagrato dell’Abbazia.



Ecco la sua ricerca che offre innumerevoli spunti di riflessione e di approfondimento:

L'arco di Tito fu eretto a memoria della Guerra giudaica tenutasi per sopprimere la rivolta in corso a Gerusalemme.
Nel 70 d.C. Gerusalemme fu saccheggiata, ed il suo Tempio fu distrutto.
Nel ricco bottino che Tito Flavio Vespasiano si conquistò durante questo conflitto era compreso il candelabro a sette braccia, più conosciuto come la Menorah.


Nel 410, quasi quattrocento anni dopo, Alarico, re dei visigoti, assaltò Roma riuscendo probabilmente ad impossessarsi di tali tesori. Questo evento passò alla storia come il sacco di Roma.
Alarico si spense poco tempo dopo in Calabria, venendo sepolto con tutto il suo tesoro nel letto del fiume Busento. Gli schiavi, che avevano lavorato alla temporanea deviazione del corso del fiume, furono uccisi perché fosse mantenuto il segreto sul luogo della sepoltura.

Alcune fonti riportano che nel 1070, un gruppo di monaci partiti dalla Calabria,  con a capo un certo “Ursus”, che probabilmente era vescovo e che viene spesso associato alla dinastia dei Merovingi, aiutati forse da Matilde di Toscana, duchessa di Lorena, zia e madre adottiva di Goffredo di Buglione, abbiano avuto in dono un terreno ad Orval  (qui 500 anni prima era stato ucciso Dagoberto II, re d’Austrasia (676-679) nella foresta delle Ardenne e lì edificarono un’Abbazia. Nel 1135 quest’Abbazia fu donata a S. Bernardo.
Questi monaci erano “Eremiti Agostiniani” di Val di Crati, di essi si dice che rinvennero qualcosa di interessante e che riguardava proprio il tesoro di Alarico, il re dei visigoti, sepolto, come precedentemente detto, nel fiume Busento proprio nei pressi di Val di Crati. Altra coincidenza con il fiume Busento si rileva nel gonfalone dei Templari che è detto “Beaucent”.
Secondo Gèrard de Sède, autore francese di “Le Tresor Maudit de Rennes-le-Château”, tra questi monaci vi era un uomo divenuto famoso più tardi come Pietro l’Eremita, che molti ritengono fosse l’istitutore personale di Goffredo di Buglione ed anche uno dei principali ispiratori delle Crociate.
Quando Goffredo si imbarcò per la Terra Santa era accompagnato da un gruppo di personaggi anonimi, erano forse gli stessi monaci calabresi insediati ad Orval?
Qualche tempo dopo Guillaume de Tyre riferisce che nel 1099, dopo la conquista di Gerusalemme, personaggi sconosciuti si riunirono per un congresso segreto per eleggere il re della Città Santa; tra loro il più influente pare che fosse proprio un vescovo venuto dalla Calabria. La proposta di regnare su Gerusalemme fu fatta così a Goffredo di Buglione che rifiutò e si limitò ad accettare il titolo di “Difensore del Santo Sepolcro”.
A sud di Gerusalemme torreggiava l’alto colle di Sion, su di esso vi erano le rovine di una vecchia basilica bizantina, risalente al IV secolo, che veniva chiamata “la Madre di tutte le Chiese”. Sul sito di questi ruderi fu eretta l’Abbazia di Nostra Signora di Monte Sion sotto commissione dello stesso Goffredo.
L’Abbazia era abitata da canonici agostiniani, incaricati di servire i santuari sotto la direzione di un abate. La comunità assunse il duplice nome di “Santa Maria del Monte Sion e del Santo Spirito”.

Qualche anno dopo, il 14 giugno 1153, in Sicilia,  Goffredo Lucio, conte di Monte Caveoso, fece consacrare la chiesa di Santo Spirito, sita in Caltanissetta, da Giovanni da Siena, arcivescovo di Bari.
Durante il periodo normanno l’Abbazia di Santo Spirito venne affidata ai Canonici Regolari di Sant’Agostino, che provenienti dalla Calabria, già officiavano in Sicilia nella cattedrale di Cefalù, che tennero probabilmente insieme all’Abbazia di Caltanissetta, sino al XVI secolo.
Furono il conte Ruggero II di Sicilia e sua moglie, Adelasia del Vasto, a far erigere, sopra questa chiesuola di origine bizantina, l’Abbazia che ancora oggi possiamo ammirare.
Papa Alessandro III con la bolla del 1° Aprile  dell’anno 1178 rese tale Abbazia suffraganea del Monastero di Monte Sion in Gerusalemme.

Jacques Soyer scrisse nella prefazione della sua raccolta “Actes des Souverains”:

«Notre-Dame du Mont Sion fu fondata da Goffredo di Buglione poco dopo l’arrivo dei Franchia Gerusalemme, il 15 luglio 1099. Il 14 ottobre 1187 la città cadde nuovamente nelle mani degl’infedeli e i religiosi di Monte Sion furono costretti a trasferirsi sulla costa della Siria, a San Giovanni d’Acri, dove essi possedevano il Priorato di San Leonardo. Ma il 19 maggio 1291, sotto il pontificato di Nicola IV, la città d’Acri fu conquistata dai Saraceni. L’abbazia di Monte Sion dovette abbandonare definitivamente l’Asia per stabilirsi in Sicilia nella chiesa dello Spirito Santo presso Caltanissetta, nella diocesi di Girgenti (l’attuale Agrigento) e in provincia di Palermo. L’archivio dell’Ordine fu portato in un primo tempo in Sicilia e poi trasferito nel XVI secolo nel Priorato di Saint Samson d’Orleans.»

In un articolo pubblicato nel 1887 nei Mémoires
de la Société des Antiquaires de France
lo storico E.G. Rey, riferendosi all’abbazia
gerosolimitana di Notre-Dame du Mont Sion,
scrive:

«Questa abbazia fu fondata da Goffredo di Buglione poco dopo l’arrivo dei Franchi a Gerusalemme e lì rimase sino al 1187 . Allorché la città di San Giovanni d’Acri fu riconquistata dai Latini, i religiosi di Monte Sion si riunirono nuovamente nel priorato di San Leonardo situato in tale città e che essi possedevano da molti anni. Nel 1291 l’ultimo sopravvissuto di questi monaci si ritirò in Sicilia, nel casale di Santo Spirito presso Caltanissetta.»

Adelasia del Vasto, alla morte del marito Ruggero I conte di Sicilia, sposò in seconde nozze Baldovino I re di Gerusalemme, divenendo così la regina consorte di Gerusalmme.
Fu poi ripudiata per motivi politici nel 1117 e tornò così in Sicilia dove morì il 16 Aprile dell’anno seguente.


Nella foto un ricordo della splendida visita in compagnia di Claudia Iuppa e di Mauro Bonanno soci del Clan Sinclair Italia accanto al crocifisso che richiama la croce dentellata della famiglia Sinclair.

I Templari a Tavola - di Michele La Rocca




L’epoca in cui vissero i cavalieri Templari, il cosiddetto “Medioevo”, era caratterizzata anche a tavola da cibi molto variegati almeno per chi poteva permetterselo ed i Nobili che amavano vantarsi delle loro rendite e delle loro virtù apparenti amavano offrire lauti banchetti per  cui oggi si conoscono persino le ricette. Ovviamente le tavolate erano divise in due reparti: una per gli ospiti di riguardo con cui sedeva l’anfitrione e l’altra per i commensali, diciamo così, meno importanti. Ma qual’era il cibo che si poteva gustare nelle corti e nei palazzi dei nobili del medioevo? Il passaggio dall’epoca classica a quella che precedette il rinascimento vide la fusione di almeno due importanti culture culinarie, quella nordica che prediligeva la cacciagione e il pescato con rari allevamenti bradi di suini e raccolta di frutti contrapposta a quella mediterranea basata soprattutto sui prodotti derivati dal grano, dal vino e dalle olive, latticini, verdure, allevamenti di ovini e più raramente di suini.
I Cavalieri Templari contribuirono non poco alla diffusione in larga scala del cibo simbolo della ritualità cristiana “Pane e Vino” (sangue e corpo di Cristo) ed accanto ad ogni chiesa, monastero, cattedrale costruite ma anche agli uffici postali si piantavano nel limite del possibile il grano, le viti, gli ulivi ed i frutti degli orti perché la loro regola imponeva loro di mantenersi con quello che producevano. Tutto ciò non fu difficile perché con la caduta dell’Impero Romano, erano ormai moltissime le aree divenute incolte e sfruttabili per chi sapeva coglierne l’opportunità. Dal nord difeso dai Cavalieri Teutonici essi appresero ad allevare il pesce in apposite vasche che a loro volta approntarono nelle loro zone di competenza ed insegnarono a costruire soprattutto nel sud dell’Europa fondendo così questi sistemi di sfruttamento del territorio che sono stati portati avanti fino alla odierna globalizzazione. Ovviamente il pesce era in poca parte di mare, importato quasi esclusivamente dai templari dall’oriente ed il resto essendo la rete commerciale marittima dedicata per lo più allo scambio dei prodotti non deperibili era prevalentemente di fiume per cui si allevavano carpe, Lucci, Storioni, Anguille ecc..
Accanto a questi prodotti i cereali come orzo, avena, miglio e segale e i legumi come ceci, piselli,  lenticchie e fagioli i Cavalieri del Tempio importarono anche le melanzane e gli spinaci presi in medio oriente e si suppone le pannocchie importate dal Sud America. In tutto il nord Europa crebbe l’allevamento dei suini mentre nel sud, e qui l’Italia era già tagliata in due, quello degli ovini legato anche alla produzione dei latticini e a quello della lana.
L’apporto di carne quindi diffuso in tutte le classi sociali fu davvero sostanziale e tra gli allevamenti di cui facevano parte anche gli animali da cortile come polli, oche e anatre la caccia ebbe un ruolo di fondamentale importanza essendo giuridicamente aperta a tutti.   In ogni  territorio v’era abbondanza di lepri, fagiani e quaglie e fatta eccezione per il sud Italia e paesi di egual latitudine, i cervi, caprioli e cinghiali che costituirono la primaria fonte di approvvigionamento fornita dal popolo venatorio.
Ma cosa mangiavano davvero i Templari che pur essendo guerrieri in fin dei conti erano anche monaci? Ebbene essendo venuti a contatto sin dal principio con una realtà a loro sconosciuta come la terra santa che oltre a presentare usi e costumi differenti anche a tavola, aveva un clima ben diverso, dovettero modificare il modello nutrizionale adottato in Europa. Intanto, fedeli alla regola di S.Bernardo che vietava loro di cacciare dovettero ridurre al massimo il consumo di carne, abolire i grassi di ogni tipo e regolare l’uso del vino sia per il caldo inusuale sia per evitare ubriacature che gli impedissero di essere pronti alla battaglia.
Oltre alla prudenza però dettata dal buon senso essi avevano anche nel loro manuale una regola che dettava l’alimentazione per cui anche i cavalieri che mano a mano tornavano in Europa mantennero lo stesso stile nutrizionale della terra d’oriente. La differenza sostanziale era data dal fatto che in Terra santa i cavalieri non usavano mangiare maiale per non creare ulteriori fonti di litigio con i musulmani e prediligevano invece la carne degli ovini. In base a detta regola essi limitavano il consumo della carne a tre pasti la settimana eccezion fatta per le sacre festività ma senza mai includere ovviamente, la selvaggina. E’da notare che le porzioni erano piuttosto abbondanti(“le porzioni di carne dei fratelli del convento devono essere tali che con gli avanzi di due fratelli si possono nutrire due poveri”). E poi c’era il pane, quello chiamato “Bigio” quotidiano, fatto con farina e segale e quello festivo detto “Bianco” di sola farina. Infine dalle vasche di allevamento prelevavano il pesce che conservavano salato ,speziato ed affumicato e portavano sovente in battaglia. A questi prodotti si aggiungeva il consumo dei formaggi ricavato dal latte che non riuscivano a vendere o a donare. Il condimento dei piatti, in mancanza dell’olio era costituito dal lardo salato dei maiali da loro allevati. Verso la metà del 1200 in alcune Commende templari italiane si consumava la polenta che imbarazza gli storici ufficiali in quanto il grano saraceno proveniente dall’odierno Turkestan in Italia arrivò qui solo nel XVI secolo, per non parlare poi del “Mais” descritto in un documento crociato del 1247….I cavalieri Templari importarono in Europa anche le cipolle palestinesi di Ascalona che in Italia chiamiamo “Scalogno” ed il Cocomero che conobbero sempre in oriente ancora prima che fosse diffuso nel nostro paese con l’invasione dei “Mori”.
Quando erano in convento, mangiavano a due a due in silenzio in una scodella individuale di legno ascoltando i testi sacri e bevendo (poco) vino sovente con anice o cannella o più spesso mescolato con acqua che non usavano mai bere pura. Quando era possibile bevevano birra o bollivano il vino con chiodi di garofano o rosmarino e addolcito con miele. La loro tovaglia in refettorio era sempre bianca e gli avanzi venivano donati ai bisognosi, avevano a disposizione oltre alla scodella anche il calice per le bevande, un cucchiaio ed un coltello, giacché la forchetta allora era ancora sconosciuta.
In particolare degno di nota: la dieta templare era equilibrata, in un periodo in cui le aspettative di vita erano brevi e dove la Gotta affliggeva i nobili uccidendoli ancora giovani, i monaci erano sempre smunti per i soventi digiuni ed anch’essi morivano in età non tarda, i cavalieri Templari vissero, se non uccisi anche fino ad 80 anni, età davvero impensabile per il periodo.
Non bisogna credere però che essi nonostante fossero rigidi nell’osservanza delle regole non conoscessero o non apprezzassero succulenti pasti, succedeva talvolta che qualche nobile regalasse loro del cibo con cui, a discrezione del Maestro, si preparassero sfiziose ricette come ad esempio  l’agnello alle albicocche o il lombo di maiale speziato.  Tuttavia, con le dovute eccezioni la loro dieta era davvero buona e valida ancora oggi, tenendo conto però che loro facevano davvero per così dire molta “palestra”.
Michele La Rocca

Letture del Clan - Gopal di Fragata Domenico



Quella di Gopal è una storia simbolica composta da svariati episodi legati insieme da un sottile filo comune che conduce il lettore alla rivelazione di piccole ma importanti Verità. Chi è Gopal? Sotto le vesti di un umile pastorello si nasconde un essere speciale, che incarna la voce della Coscienza, capace di condurre i suoi compagni a riscoprire una maggiore consapevolezza di se stessi, dell’ambiente e del divino.
La storia è ambientata in India in un tempo indefinito nel quale esseri umani, dei ed elementi della natura sono in profonda relazione fra loro. 


Lo stile della narrazione richiama fortemente le modalità espressive dei racconti puranici ed epici della tradizione Indovedica ampiamente studiata dall'autore.
Ogni capitolo è arricchito da aforismi e riflessioni maturate nel corso delle interessanti esperienze di vita e di studi dell'autore che spaziano dalla spiritualità orientale alla filosofia occidentale.
La modalità stilistica del libro è il frutto dell’originale intreccio tra esperienza personale e mitologia dell’India classica, tra semplicità espressiva e profondità di contenuti.
Gopal si presenta come un libro adatto a grandi e piccini in quanto è stato strutturato per essere letto su diversi livelli di interpretazione.


Fragata Domenico – Laureato  a pieni voti in Filosofia presso l'Università Statale di Milano ha iniziato in età adolescenziale ad approfondire svariati temi legati soprattutto alla spiritualità orientale, alle arti marziali, alla filosofia e all'ermetismo. Ha vissuto per oltre tre anni in una comunità Buddhista laica ed ha frequentato corsi di formazione ayurvedica presso l’ashram Joytinat di Corinaldo. Diplomato come Counselor relazionale presso il centro studi Bhaktivedanta ha anche conseguito un Master in psicologia Indovedica nel medesimo istituto. Ha frequentato per tre anni l'associazione gnostica A.G.E.A.C.A.C. e, presso la delegazione Como-Lecco del C.I.D.A, è da diversi anni che approfondisce l'astrologia. Socio fondatore dell'associazione culturale Movimenti Di Coscienza tiene conferenze e seminari inerenti alla filosofia ermetica, alla spiritualità orientale e all'astrologia. Ad oggi sta perfezionando i suoi studi frequentando  la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa iscrivendosi al master universitario che questo istituto propone.


Il Libro può essere acquistato in ebook su amazon: 



Cartaceo in arrivo su Amazon e presente in diverse librerie e associazioni come la libreria esoterica di Milano



Le immagini sono originali e frutto della fantasia della mia cara amica Sara Bodini figlia dell'illustre artista Floriano Bodini.

 

Letture del Clan - Barabba un'ipotesi di Auro Capone



Certo questo non è un libro per tutti, ma mi basta che ciò che scrivo possa essere, per menti libere da dogmi ed imposizioni confessionali, di stimolo ad una riflessione e ad una ricerca interiore: forse la verità sta dentro di noi, ben nascosta e soffocata dal fatto che, nei secoli, il potere costituito ha confuso e a volte impedito, anche con la violenza, l'intimidazione ed il sopruso, che il pensiero di ognuno si sviluppasse nella ricerca e nella libertà. "Il razionalismo ateo non soddisfa più i bisogni della psiche umana: occorre una nuova religiosità." (Marie Louise Von Franz (1915-1998) Psicoanalista, allieva di C.G.Jung)


venerdì 19 febbraio 2016

Nel Nome della Dea - Sulle tracce dell'Antica Religione



DOPO IL SUCCESSO DI NATALE
E' TORNATO DISPONIBILE IN IBS LIBRI , AMAZON, E NELLE LIBRERIE IL LIBRO: NEL NOME DELLA DEA, TIPHERET EDITORE distribuito da
MESSAGGERIE!

 Ecco il link Amazon ed ibs per ordinarlo:



Presentazione del libro “Nel Nome della Dea. Sulle tracce dell'Antica Religione” di Massimo Agostini VicePresidente del Clan Sinclair Italia



Si svolgerà il prossimo 26 febbraio presso la Sala del Consiglio Provinciale di Catanzaro, in piazza Luigi Rossi 1, alle 17.30 la presentazione del libro di Massimo Agostini «Nel Nome della Dea. Sulle tracce dell’Antica Religione» (Tipheret).

Interverrà, dopo i saluti di Marcello Colloca, il filosofo Mauro Cascio. 



Le conclusioni sono affidate ad Antonio Seminario.

Presiede Tiziano Busca Presidente del Clan Sinclair Italia.

L’incontro con Agostini e Cascio rientra nell’ambito della rassegna «I viaggi dell’anima»




Eccolo qua, il nostro uomo: sa provare il sentimento dell'onnipotenza e dell'infinito e poi deve fare i conti con la morte. E questo vuole essere un percorso storico, simbolico ed 'esoterico' alla ricerca dell'antica religione presente nell'umanità fin dalla notte dei tempi. Inevitabile partire da Atlantide riferendosi al Timeo e a Crizia di Platone e all'immane catastrofe che si abbatté sull'umanità! Una civiltà Atlantidea conosciuta e raccontata a Crizia anche dai Sacerdoti del Tempio Egiziano di Sais. Atlantide è un mito che ha forse una sua origine nella realtà, diventando il mito tramandato attraverso leggende e rituali dai popoli superstiti all'immane catastrofe. La ricerca entra quindi nel tema della religiosità dei prima civiltà nota alla storia: quella dei sumeri trasmessa anche agli Egizi per giungere agli Ebrei e al Cristianesimo e infine ad ordini iniziatici di tutti i tempi compresa la moderna Massoneria

CAVALLERIA OGGI, ATTUALITA’ E CONFERME



 Di Michele La Rocca


 Cavaliere oggi. Anacronismo che attraversa imperituro secoli affrontando orde barbariche di plebi derisorie ed al contempo affascina contemporanee menti eccelse e non, cori univoci di compiacenti aperture alla storia come strumento di differenziazione e risalto dei valori dell’animo. 
Di certo non mera beatificazione del passato a fronte di una demonizzazione delle generazioni attuali, semmai un modo raffinato per distinguersi nell’ intrico dei moderni caleidoscopi urbani.
E’ noto, non si appartiene ad una fazione politica e non ci si riconosce in un'altra a causa dell’individualismo tipico del nostro Bel Paese,non ci sentiamo uniti nei sermoni del nostro amato Credo costituito da Dogmi incrollabili , più spesso da deboli certezze e certi praticanti dalla doppia morale, ma il bisogno di desiderare di appartenere ad un gruppo è così forte da superare il desiderio stesso e ci costringe sovente alle tipiche scissioni e sottogruppi che ormai ci contraddistinguono nel mondo.
A che servirebbe d'altronde appartenere ad un dato gruppo se non con compatta coesione. Certo non siamo più sangue dei Romani ma neppure dei Barbari ed il bianco e nero da soli non si adattano ad il nostro animo che ci spinge ad una visione della realtà intrisa di toni grigi ricchi di sfumature fantasiose tali da divenire persino a colori.
E l’estro da artista che alberga in ognuno di noi percorre la nostra coscienza in lungo ed in largo svariate volte al giorno così da “lavare”ogni pensiero rivolto al “Mea Culpa”. Per questo ed altri simili motivi che i gruppi di appartenenza degni di nota non si caratterizzano mai per democraticità, semmai si riscontra in loro una certa tendenza alla “dinasticità” nel comando e nei migliori dei casi ad una elezione per auto-proposizione dei candidati più esperti. In questo caso non si potrebbero desiderare guide migliori, tra la millenaria famiglia Sinclair i cui avi parteciparono alle crociate e furono compagni d’arme del reggente Bruce e Tiziano e Massimo come qualificati esperti del Templarismo anche esoterico.
Ebbene sotto il patrocinio della famiglia di cui portiamo fieri lo stemma, il Clan può svolgere un ruolo non di secondaria importanza oltre che nella ricerca storica anche nel viaggio introspettivo di Fede che sovente viene rimarcato in chiesa e poche volte si è abituati a fare. Inoltre, gli aderenti sono uniti dalla passione comune che  disciplina il comportamento consentendo di migliorare la visione del lavoro di gruppo e di stringere nuove amicizie ed anche se talvolta ci possono essere insofferenze, defezioni e scissioni sono caratteristiche del comportamento di noi Italiani in generale che pure siamo stati più volte e siamo protagonisti di primo piano nel panorama della storia/cultura mondiali.
E il culto della grandezza passata come archetipo cristiano nazionale ed europeo è pronto a risorgere ogni qualvolta squilli l’adunanza che riunisce il Clan nei cadenzati appuntamenti, ai quali si presenzia disincantati ma allo stesso tempo volenterosi e speranzosi, raffinati epigoni dei nostri più credenti antenati monaci guerrieri.
Ma scrutando attentamente il significato della cavalleria religiosa odierna possiamo senza alcun dubbio attestarne la concreta utilità, non più intesa al prosieguo in senso stretto delle sue applicazioni guerresche, ma ad una meramente spirituale ed a quella di valore terreno palpabilmente più elevato che è la gioia di imparare a migliorare sé stessi apprendendo i simboli del passato.
Come definire i membri di un siffatto “Clan” oggi? Gli aderenti di questo Ordine possono di sicuro definirsi Dame e Cavalieri armati di grande passione, altruisti, inclini alla ricerca anche esoterica della storia e ad un comportamento consono al titolo ricevuto. Tutti, ovviamente rispondono alla condizione prevista anticamente per il conferimento di titoli nobiliari che almeno moralmente significa l’essersi distinti in qualche modo nella vita quotidiana ed accomunati dalla voglia di trascorrere il tempo libero immersi nella materia preferita. Unica regola non scritta: Recarsi almeno una volta nella vita a “Rosslyn Chapel”..
Il carattere cavalleresco ha ancora oggi una grande valenza morale, le battaglie combattute attualmente non più con le spade  ma con gli strumenti dell’intelletto e della fede non sono meno difficili e sono più che mai attuali soprattutto in un epoca, questa, dove la nostra civiltà è debole di valori e tentata dalle “idolatrie” offerte dalle mille sfaccettature incuneate nei meandri della vita moderna.
Volendo usare un paradosso potrei affermare che non c’è più nulla di più moderno del classico, di ciò che rifugge le mode e le nuove linee di pensiero , ciò che resiste imperterrito ed ostinato nei secoli e che, quando si è a corto di idee e di valori torna sempre ad essere modello attuale e di esempio per tutti.

martedì 9 febbraio 2016

Segnalazione Culturale

Carissimi soci vi segnalo questo evento culturale di grande rilievo, che vede la partecipazione del prof. Gabriele la Porta, Socio Onorario del Clan Sinclair Italia.

giovedì 4 febbraio 2016

The broken key di louis Nero



Carissimi Soci del Clan Sinclair Italia

Vi inoltro un messaggio ricevuto dal regista Louis Nero, che molti di voi conoscerete per Il Mistero di Dante:

“Finalmente Venerdì 12 Febbraio gireremo l’ultima scena del film The Broken Key con Chistopher Lambert e Rutger Hauer. Una gigantesca parata Felliniana a Torino in Piazza Castello, davanti Palazzo Reale, ispirata al mito della Morte e Rinascita a partire dalle 18.00. alla fine grande brindisi di fine riprese. Vuoi venire a fare la comparsa? Saremo in tantissimi da tutta Italia. Se ti va di venire dammi conferma. Louis Nero”


Potete agevolmente trovare Louis su Facebook, quindi se avete piacere di vivere questa esperienza mandate un messaggio a lui direttamente.

Rassegna Stampa Valvasone – Il Medievo delle Eresie



Si è da pochi giorni concluso l'evento che ha visto protagonista il Clan Sinclair Italia nella città medievale di Valvasone, in provincia di Pordenone. Un evento che ha aperto questo 2016 potremmo dire, senza essere accusati di “tirarcela troppo”, assolutamente alla grande!

La giornata è cominciata per il pubblico alle 15 presso la sala Roma con la presentazione della mostra di Francesco Milesi dal titolo Epistolarium Hermeticum, mostra già inaugurata a Fano nell'agosto del 2015 e che nella settimana di apertura ha visto numerosi visitatori.
Nella foto Francesco Milesi, Daniele Franceschi socio del Clan e organizzatore dell'evento, il Sindaco di Valvasone Markus Maumaier, ed il Presidente Tiziano Busca

Alla presenza del sindaco di Valvasone Markus Maumaier, e del sindaco di Spilinbergo Francesconi, Francesco Milesi ha raccontato come è nata l'idea di Epistolarium Hermeticum: “ Mentre stavo cercando dei documenti per l'Archivio di Stato, sotto nello scantinato ho notato dei faldoni impolverati che contenevano un Corpus Hermeticum ed un Epistolarium Hermeticum, i faldoni contenevano delle lettere inviate dai Maestri Alchimisti ai loro discepoli nelle quali erano contenute indicazioni su come operare o non operare su determinate sostanze.” Questa è stata l'intuizione attraverso la quale sono nate le 60 stampe digitali esposte a Valvasone fino al 7 febbraio.
Ma Milesi ha anche voluto definire il concetto di Alchimia, di cosa si intende quando si parla di Alchimia e quali sono i tipi di Alchimia esistenti: “ Si può intendere un'alchimia metallurgica quindi una ricerca dell'oro come sostanza prettamente fisica; oppure un'alchimia spirituale che porta l'uomo attraverso i tre processi alchemici il Nero, la nigredo, il bianco l'albedo e il rosso la rubedo, alla elevazione alla rigenerazione dell'uomo stesso.”


Ha concluso questa prima parte della giornata il Presidente del Clan Sinclair Italia Tiziano Busca ricordandoci che :”questa mostra vuole significare una lettura degli elementi costitutivi di questa isola segreta che ognuno di noi si porta dentro e che un giorno, per caso ma che non è mai per caso, scopre. Quindi una lettura attenta di queste opere serve anche a farci capire che tutti noi possiamo davvero essere portatori di un messaggio positivo ed intelligente, utile a combattere quelle che sono le problematiche che viviamo oggi, che corrono il rischio di diventare quell'elemento dirompente all'interno delle società, nelle quali non si riconosce nell'altro l'uomo uguale a te. “


Il secondo appuntamento della giornata è stata la conferenza dal titolo Il Medioevo delle Eresie, che attraverso l'associazione G.A.F. Grup Artistic Furlan, è stata inserita nel loro ciclo di eventi dal nome Tempus Memoriea. Si è svolta  alla presenza del sindaco di Valvasone Maumaier, di Spilinbergo Francesconi, al Presidente del G.A.F. Mauro Biasutto, al suo vice Emanuele Minca, e del Consigliere Regionale del Friuli Venezia Giulia, Ex VicePresidente della Regione Friuli Luca Ciriani, nella meravigliosa cornice del Castello Medievale di Valvasone, nel quale, i 150 partecipanti sono stati accolti da due figurati con la cotta Templare ed accompagnati in sala per ascoltare gli interventi di Nino Orlandi sulle origini e la storia del Patriarcato di Aquileia, e di Massimo Agostini sull'Eresia Templare ed il culto di Maria Maddalena. Due ore intense, in una atmosfera carica di sapienziale energia che ha coinvolto e stregato il pubblico presente.



La serata è come di consuetudine continuata a tavola dove si sono scambiate opinioni e strette amicizie, e dove si è festeggiato questo successo, che è un successo della squadra come dice spesso il nostro Presidente, ed in questo caso in particolare del nostro socio Daniele Franceschi che si è fatto in quattro per organizzare questo evento, e che noi ringraziamo insieme a sua moglie Michaela ed alle loro splendide bimbe.

Ci siamo lasciati con la promessa di rivederci al più presto con una prossima iniziativa.